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ROMA- Come un gladiatore superstite, Alessandro Falcone galvanizza il Colosseo, annunciando i futuri trionfi. I 500.000 che hanno assediato i fori imperiali hanno osannato il loro nuovo imperatore. Malgrado l'assenza del patron Platarota, il giovane e rampante coach a tracciato la strada: "Potevo rimanere nei migliori locali romani, con il mio comodo divano nei più esclusivi priveè, una bella donna, Dio, e dopo lui, io- continua Falcone- Vi prego di non chiamarmi arrogante, ma sono un vincente e credo di essere speciale". Parlando delle sue ambizioni, non ha dubbi: "Vogliamo inseguire un sogno, è vero, ma una cosa è inseguire un sogno ed un'altra cosa è inseguire un'ossessione e questa non è un'ossessione, è solamente un sogno. La gente pensa che il calcio sia solo possesso palla, io penso invece col lavoro difensivo e l'occupazione degli spazi. Mi hanno definito un allenatore da titoli e non un allenatore di calcio. Ma a me piace. Amo vincere. Sono contento di aver vinto le coppe nazionali in tre paesi diversi: nel mio paese, Rossano, poi a Roma e il mondiale delle università a Milano. Tre coppe nei paesi calcistici più importanti". La lingua c'è, ora bisogna vedere le vere capacità.